Quando parliamo di relazione di attaccamento siamo soliti pensare a quella che si instaura tra una madre e il suo bambino; in realtà il bambino, durante la pubertà e anche successivamente, instaura relazioni significative anche con altri adulti che incontra nel corso della sua esperienza di vita. Un bambino trascorre molto tempo a scuola, per questo motivo possiamo considerare gli insegnanti come figure particolarmente importanti nello sviluppo del bambino.  Nimetz (1992) nel suo lavoro sulla valutazione della relazione tra genitori- bambini e insegnanti-bambini, ha messo in luce come l’esperienza che il bambino fa delle sue emozioni all’interno delle relazioni più intime, come quelle con uno dei genitori, sarà cruciale nel predire il tipo di relazione che instaurerà con l’insegnante. Ne consegue che la relazione con l’insegnante, come quella con la madre, può variare in qualità e intensità, e che saranno proprio queste variazioni a influire sulla qualità dell’adattamento e del successo scolastico.  E’ proprio questa qualità relazionale, molto più di quella con la madre, ad essere fondamentale per il futuro successo scolastico del bambino.

Ma da cosa potrebbe dipendere l’insuccesso scolastico del bambino?

Sono state individuate una serie di variabili socio-affettive altamente correlate con quest’ultimo:

  • presenza di un solo genitore,
  • status socio-economico basso,
  • maltrattamenti,
  • divorzio o conflitti coniugali.

La carenza di sicurezza e di stabilità fornita dalla figura adulta di riferimento va a far aumentare la possibilità di situazioni di rischio per il bambino; tali situazioni però non comprometteranno definitivamente il percorso del bambino, dal momento che egli sarà fortemente influenzato alle esperienze intermedie e dall’opportunità di rimodellare questo andamento in vista dello sviluppo successivo. La correlazione tra il rischio e i risultati scolastici dipenderanno perciò da molte condizioni ed eventi che caratterizzano la vita del bambino, tra le quali un ruolo decisivo lo assumono le relazioni con gli insegnanti.  Una relazione supportiva influenza in modo positivo non solo i soggetti a rischio, ma anche quei bambini che non rientrano nella categoria: il fatto che la qualità delle relazioni alunno-insegnante giovi anche agli alunni non a rischio riflettendosi su tutto il gruppo classe, fa sì che la relazione venga considerato uno strumento di prevenzione primaria (Pianta, 1996). L’alunno a rischio, infatti, è spesso impegnato nel tentativo di escludere dalla propria vita emozionale i sentimenti di angoscia e i vissuti di colpa che si accompagnano a dinamiche che non riguardano la vita scolastica, ma che fanno riferimento al contesto familiare.

Quale il compito dell’insegnante allora? Insegnare al bambino che le esperienze, i sentimenti, le emozioni negative fanno parte del percorso di sviluppo di ogni individuo, e successivamente fornirgli gli strumenti necessari per elaborare positivamente questi vissuti.

Bibliografia:

Pianta, R. C. (1997a). Adult-child relationship processes and early schooling. In Early education and development, 8, pp. 11-26

Pianta, R. C. (2001), La relazione bambino-insegnante. Aspetti evolutivi e clinici. Raffaello Cortina, Milano

Pianta, R.C., & Nimetz, S.L. (1991). Relationships between children and teachers: Associations with classroom and home behavior. Journal of Applied Developmental Psychology, 12, 379-393.

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